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lunedì 24 agosto 2015

Motocross: perché non fare un passo indietro?

Ieri ho seguito il GP di Lombardia prova valida per il campionato mondiale di motocross. Al di la della mancanza del nostro Tonino Cairoli infortunato, che avrebbe comunque offerto maggiore risalto alla manifestazione, non ho potuto far altro che constatare che il motocross sta perdendo il suo fascino anche per chi come me dall'età di 7 anni (era il lontano 1969) coltiva una esagerata passione per il motocross e tutte le altre discipline del fuoristrada a due ruote.
Questo bellissimo sport, nato negli anni trenta negli States con le prime gare note come "scrambles", è iniziato a livello pionieristico e si è via via evoluto raggiungendo il suo livello migliore tra gli anni 70 e 80. Purtroppo da quel periodo in poi la tecnologia è entrata prepotentemente nel settore del fuoristrada motociclistico ed ha annullato velocemente quello spirito avventuriero che da sempre contraddistingueva chi lo amava e lo praticava. Sono finiti in un attimo tutti quei personaggi che conferivano al motocross, ma anche al trial e alla regolarità il vero valore aggiunto. Mi riferisco a tutti quegli artigiani, preparatori e piccoli produttori di accessori e moto che soprattutto in Itala popolavano e avvaloravano la scena.
Oggi le moto sono quelle prodotte dai colossi giapponesi e da poche aziende Europee che sfornano mezzi perfetti sotto il profilo meccanico e tecnico ma privi di "identità", ovvero di quei "difetti" spesso macroscopici che anche i meno esperti potevano "apprezzare" e che rappresentavano lo stimolo per gli artigiani del settore a ricercare possibili soluzioni. Ecco allora che sui campi di gara si potevano scoprire prototipi che presentavano modifiche evidenti che i piloti ufficiali provavano direttamente in pista per la prima volta.
Oggi non si vedono più tutte quelle moto artigianali o prodotte da piccoli costruttori che hanno fatto la storia del cross, quando andavi a vedere la gara di cross e non ti fregava niente della suzuki, della kawasaki o della yamaha ma ti affannavi a girare il parco chiuso per poter osservare da vicino le moto "vere", quelle fatte dagli uomini, le Gori, le Ancillotti, le AIM, le Aspes, le Beta, le Montesa, le Bultaco, le Fantic, le maico, le Kramer, le SWM, le Aprilia, le Ossa, le Gilera, le Barbiero, le Accossato, le Muller, le DKW, le Simonini, le TGM, le Villa, le Transama, le Zundapp, le Maer, le Mav, le Puch, le Tecnomoto, le Intramotor Gloria, le CZ, le Fabrizio, le Verona, le Bombaci, le GKD, le Gerosa, le Mazzilli e altre ancora.
Questa è la differenza tra il cross vero e quello attuale: nulla da eccepire sulla preparazione atletica e sul livello tecnico dei piloti e sull'alto contenuto tecnologico delle motociclette, ma lo spettacolo non è più lo stesso di ieri e l'entusiasmo con cui si seguono le corse è lo stesso che si può manifestare per un videogioco. Proprio così perché l'invadenza della tecnologia e i cambiamenti imposti dalla perfezione generata dell'elettronica, che ormai ha contagiato tutto e tutti, hanno reso le corse di motocross troppo frenetiche, costrette a svolgersi in circuiti disegnati dal computer con salti smisurati e soprattutto a fare i conti con velocità elevate che non lasciano spazio allo spirito spartano e avventuriero che dovrebbe essere la caratteristica di base del motocrossista.
La conferma di ciò la troviamo nella riduzione della durata delle manche che sono state ridotte dai 40 minuti più 2 giri del vecchio regolamento agli attuali 30 minuti più 2 giri e nell'eliminazione delle cilindrate minori che rappresentavano comunque differenti modi di interpretare la stessa pista, con rumori (oggi purtroppo il quattrotempi è un vero tormento per le orecchie e fa tanto rimpiangere la musica sublime delle vecchie espansioni montate sui 2 tempi), moto e stili di guida completamente differenti tra loro. Questo faceva si che lo spettatore che assisteva ad una manifestazione motocrossistica (ma la situazione era identica anche nelle altre specialità fuoristradistiche) poteva osservare spettacoli differenti tra loro in tutto e per tutto a naturale beneficio del divertimento e della soddisfazione.

Credo che come per molti altri aspetti della nostra attualità sarebbe opportuno fare un piccolo passo indietro e riportare le cose ai giusti ritmi che la nostra natura umana suggerisce continuamente con segnali inequivocabili: quanti vantaggi ne trarremmo tutti, sotto tutti i punti di vista.