Striscia la Notizia
finisce “fuoristrada”?
Dopo il “Caso Striscia”
è doveroso parlare seriamente di fuoristrada.
Fausto Piombo
Lo scorso 26 febbraio Striscia la
Notizia ha lasciato increduli i molti appassionati di motociclismo con un
servizio sul fuoristrada.
L’impostazione del servizio
lasciava pochi dubbi circa l’illegalità degli sport per la cui pratica sono utilizzate moto da fuoristrada. Infatti la categoria di
sportivi e appassionati è stata accusata di praticare attività definite nella
circostanza illegali, senza offrire loro
la possibilità di chiarire e dipanare
contestualmente ogni dubbio sulla propria serietà e onestà intese come rispetto
della legge.
I “motocrossisti illegali”
italiani, così erroneamente e molto genericamente definiti dal conduttore,
evidentemente poco ferrato in materia, ignari del fatto che su una rete
televisiva a livello nazionale, nel corso di una tra le più seguite rubriche
che vanno in onda in primissima serata, sarebbe stato trasmesso quel tipo di
servizio, non hanno potuto far altro che sentirsi, sorprendentemente,
considerati alla stregua dei peggiori delinquenti con l'accusa di arrecare
gravi danni all’ambiente.
Le reazioni sono arrivate quasi
in tempo reale attraverso i social network, sulla rete e sulle pagine degli
organi di stampa di categoria ma non c’è stata alcuna immediata replica o
apertura da parte della redazione di Striscia la Notizia. Anche la Federazione
Motociclistica Italiana e l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori
hanno levato gli scudi in difesa dei motociclisti contestando il servizio e
offrendo al contempo le proprie conoscenza ed esperienza utili ad analizzare le
eventuali problematiche legate alla pratica del fuoristrada per una possibile
condivisione dell’ambiente nel rispetto della legge e dei regolamenti evitando
sentenze pregiudiziali e sommarie.
La nostra redazione ha ritenuto,
per rispetto della corretta informazione, fare ciò è mancato nel servizio
televisivo, ovvero dare la parola a chi i si è trovato suo malgrado dall’altra
parte della barricata.
Abbiamo chiesto ad un noto
personaggio del mondo agonistico e professionale delle due ruote di rispondere
ad alcune domande, non già con l’intento di rispondere per le rime ad una
provocazione voluta, bensì con il solo fine di portare un contributo serio che
chiarisca una volta per tutte la situazione per una futura pacifica convivenza
tra tutti coloro che hanno passioni diverse ma comunque ugualmente degne del
rispetto reciproco.
Sergio Parodi, classe 1958 ex
pilota ufficiale Fantic-Motor, titolare dell’azienda Promotor con sede a
Campomorone Presidente del Moto-Club della Superba, Segretario Regionale della F.M.I., Coordinatore Regionale per la Liguria del settore
Trial, e membro del Comitato Nazionale Trial, ha accettato il nostro invito.
- Sergio, nasci
motociclisticamente negli anni d’oro del fuoristrada, gli anni ’70 quando chi
praticava il nostro sport non era visto come come un fuorilegge. Oggi chi come
te lega al fuoristrada oltre alla
passione anche il suo lavoro, come trova cambiate le cose?
La situazione è sicuramente
cambiata perché le esigenze di tutelare al meglio l'ambiente hanno richiesto
uno sforzo da parte di tutti per gestire in modo più sostenibile l'uso delle
moto .
La normativa è diventata più
restrittiva perché il boom degli anni 70 ha comportato, in determinati casi,
degli effettivi impatti, dovuti più che altro all'uso indiscriminato di pochi
rispetto all'uso consapevole degli affiliati dei motoclub che hanno invece
dimostrato una notevole collaborazione con le pubbliche amministrazioni.
Chi ha legiferato in passato in
Liguria sulla base di questi pregiudizi ha adottato norme molto vincolistiche
anticipando di fatto situazioni restrittive che si stanno riproponendo anche in
altre regioni.
Le amministrazioni più vicine al
territorio però stanno apprezzando l'operato dei volontari dei motoclub con la
pulizia del territorio, il mantenimento di sentieri e mulattiere altrimenti
destinati a sparire a causa dello spopolamento dell'entroterra.
Accade spesso che i Comuni chiedano
l'organizzazione di eventi e gare, ma i vincoli ambientali applicati in modo
indiscriminato non consentono di realizzarli.
Recentemente il comune di Pieve
Ligure ha organizzato tre eventi di trial con circa 3.000 spettatori, con la
partecipazione di piloti di caratura mondiale, maun vincolo di tutela contro
l'edificazione in aree demaniali, applicato impropriamente al fuoristrada, ha
impedito la riedizione.
Altri esempi ci sono nel Comune
di Varazze, di Moconesi ed ulteriori in Liguria
- Nel corso della tua carriera avrai sicuramente
conosciuto, sotto il profilo della pratica del fuoristrada, realtà diverse da
quella italiana, quali sono ancora oggi le principali differenze tra “gli altri
e noi” ?
Ci sono realtà estremamente
diverse tra loro in Europa, quindi occorrerebbe trovare un compromesso tra le esigenze di tutti, in particolare il nostro
territorio è effettivamente caratteristico e molto vario per gli ecosistemi che
offre quindi ha bisogno di una gestione attenta.
Chi va in moto ha tutto l'interesse
a preservare l'ambiente poiché il suo ottimo stato e la sua esistenza sono
condizioni fondamentale per la pratica del fuoristrada. Il fuoristradista
potrebbe essere un garante attento, che vigilerebbe per ridurre il rischio di
incendio o l'abbandono dei rifiuti.
Oggi nella nostra nazione, in
collaborazione con molte amministrazioni locali, siamo riusciti a creare una
situazione positiva rispetto al passato, certo c'è ancora margine di
miglioramento per cambiare i pregiudizi sulle moto da fuoristrada, serve ancora
molta comunicazione che faccia conoscere le discipline motoristiche e
l'attività di servizio pubblico che deriva dai volontari dei motoclub
- Potendo offrire un consiglio a chi ci
amministra, cosa suggeriresti per
migliorare la regolamentazione del fuoristrada?
In parte ho anticipato la
risposta, direi che il motociclista consapevole può essere un'opportunità per
il territorio, l'ambiente e le comunità, sotto diversi profili, turistico,
commerciale e ambientale perché può garantire il controllo del territorio, il
suo mantenimento e può contribuire a diffondere la sua conoscenza portando
partecipanti alle manifestazioni o alle gite degli appassionati nel fine
settimana.
Senza dimenticare il mantenimento
in vita dei sentieri per tutti gli altri fruitori dell'ambiente ...
La Regione dovrebbe considerare
queste realtà patrocinando un modello sostenibile di vivere il
territorio con chi ha voglia di farlo, senza pregiudizi, perché, la passione
delle persone è una risorsa per tutti e non necessita di essere incentivata.
Chi amministra dovrebbe
semplicemente ascoltarci e consentire l'uso consapevole, dove le
amministrazioni sanno che è possibile, senza istituire vincoli basati sul
pregiudizio.
A questo punto ci è parso un passo obbligato rivolgere l’ultima ma
fondamentale domanda al Consigliere Regionale Ligure Matteo Rosso che
partecipando a tutte le commissioni consiliari po’ offrirci un parere a 360
gradi in merito alla situazione rappresentata da Sergio Parodi:
La nostra regione ha un territorio
assai particolare con l’alternanza tra il mare e i monti che la caratterizzano
fortemente. Questi aspetti fanno si che situazioni che altrove sono di semplice
gestione in Liguria presentino difficoltà particolari. E’ il caso di tutte le
attività umane che in qualche modo interagiscono con l’ambiente nel senso più
ampio del termine. Infatti con scenari tanto singolari si deve sempre cercare
il giusto equilibrio non solo tra ambiente ed attività antropiche ma spesso
anche tra le diverse attività stesse.
Il Presidente del Motoclub della
Superba, Parodi, ha illustrato con precisione la situazione che riguarda un
particolare settore del motociclismo che per le sue caratteristiche necessita costantemente
di una giusta modulazione con il territorio e l’ambiente
Mi sono già reso disponibile per incontrare sia le
associazioni del settore sia i Comuni del nostro entroterra sul cui territorio
si sviluppa una fitta rete di sentieri per valutare insieme a loro le scelte
migliori da adottare.