Il nostro percorso tra gli italiani che, con il loro lavoro, con grandi capacità, tenacia e molto spesso spirito pionieristico, hanno dato lustro al settore della meccanica nazionale, è appena iniziato e già alla lettera “B” troviamo il nome di un artigiano illustre su cui ci dobbiamo soffermare.
Si tratta di un piccolo costruttore emiliano che, pur non avendo aggredito il mercato con quei “numeri” che purtroppo oggi da soli decretano la vita o la morte di un’azienda, ha inciso nella roccia un pezzo indiscutibile, ancora oggi più attuale che mai, del motocross italiano nelle categorie 50 cc e 80 cc.
Il nome è Claudio Bombaci e la sua storia di fatto rappresenta la graduale trasformazione della passione per il fuoristrada di un adolescente che negli anni 70 ha un sogno, ma non dispone di adeguate risorse per realizzarlo e con sacrificio si avventura in un’attività artigianale, realizzata volutamente a costi contenuti.
L’attività costruttiva della Bombaci inizia “ufficialmente” nel 1978, quando al giovane pilota esordiente Alberto Gatti amico del costruttore, viene affidata una motocicletta realizzata in unico esemplare (in questi casi si parla di “special”) che portandola in pista compie l’importante passo del “battesimo del fuoco”. E’ il salto della rete, per il protagonista del nostro racconto: da appassionato a partecipante.
Il momento tanto atteso non deve rimanere isolato e per dare continuità all’avventura il giovane Bombaci deve cercare altri amici desiderosi di condividere fatiche e speranze; non più una sola special, ma una serie di 10 culle piegate (la culla è, tecnicamente, la parte più bassa del telaio di una moto sulla quale è alloggiato il motore), pronte per essere impiegate nella preparazione di un telaio diverso a seconda delle esigenze.
In quel contesto, per il giovane imprenditore meccanico, fu inevitabile il pellegrinaggio presso i fornitori quegli aiuti, oggi impensabili, che all’epoca non mancarono, così come la disponibilità di laboratori e attrezzerie per la realizzazione di stampi e componenti specifiche essenziali, plastiche, serbatoi, selle e tutto quanto era necessario per realizzare il progetto.
In questa fase iniziale, più che di moto prodotte e vendute, si poté parlare di “kit di montaggio” che consentirono a diversi amici e al contempo clienti di assemblare la loro Bombaci 50 “su misura” con cui ritrovarsi tutti insieme nel tempio del motocross dei “cinquantini” di Molinella nell’hinterland bolognese.
Superato il periodo di prova arrivò il primo Motor Show, l’appuntamento clou
del motorismo italiano di quegli anni, che aprì nuovi orizzonti e infuse nuove
speranze per il neonato marchio motociclistico.
Nonostante la grande volontà e le sue inconfutabili capacità tecniche, Claudio
Bombaci dovette proseguire, anno dopo anno, con lo stesso metodo, ovvero ricoprire,
con non poche difficoltà, contemporaneamente ruoli diversi quali titolare,
dipendente, operaio in prestito ai fornitori, ma ciò nonostante continuò ad
inseguire il suo sogno.
Bombaci non solo sapeva progettare ed inventare soluzioni
nuove che distinguevano in modo particolare le sue moto sia sotto il profilo
tecnico sia estetico e, sempre attento, seppe cogliere dalla concorrenza
preziosi insegnamenti, che mise in pratica migliorando continuamente
l’efficacia e l’aspetto dei suoi modelli.
Purtroppo, non esistendo le condizioni per poter contare su un reparto corse di un certo livello, in quel contesto non si poté parlare di risultati agonistici rilevanti anche se qualche buon risultato arrivò ugualmente grazie al compianto pilota cadetto Valerio Gherardi. Si tratto però di successi a “corrente alternata”, a causa delle ridotto disponibilità finanziarie per le “prime guide”.
Finalmente il biennio 81 e 82 vide la realizzazione di un mezzo molto
equilibrato, piacevole alla vista e sufficientemente funzionale in pista, e
Valerio Gherardi si distinse sia nel campionato regionale sia in quello
italiano.
Ottime soddisfazioni arrivarono anche grazie all’impegno dei
conduttori salsesi Biasetti e Ferrari, e dell’abruzzese Mastrilli.
Si trattò di un vero momento assai positivo e di massima diffusione del marchio: l’80% delle moto schierate dietro ai cancelletti di partenza emiliani erano Bombaci, anche grazie ad alcune collaborazioni che il giovane costruttore realizzò con amici-concessionari come Peschiera di Salso e l’abruzzese Pardi, che accettarono di “spingere” il marchio.
L’onda positiva fu però breve, perché la presentazione del nuovo modello ’83
rivelò un eccesso innovativo che non fu
compreso dal mercato di riferimento che, pur essendo di nicchia non fu
all’altezza del momento, costringendo Bombaci a ripiegare in pratica sulla
vendita diretta, interrompendo il sogno della stagione precedente di compiere
il salto di qualità accontentandosi della gestione di una squadra corse
allargata.
Nell’arco di un paio di anni di notevoli sacrifici la situazione si rivelò
paradossale, perché il modello 83 insieme ai successivi 84 e 85 risultò una
delle migliori ciclistiche dell’intero periodo.
Con le nuove moto condotte in pista dai fratelli Ravaglia, due ottimi piloti cresciuti nel “vivaio” Bombaci, i risultati arrivarono sia a livello regionale sia nazionale.
Ma ormai era tardi, le vendite di “ottantini” (la categoria
50cc venne sostituita dalle nuova cilindra 80cc) da cross in Italia si ridussero di quasi dieci
volte rispetto al 1978, e senza
la possibilità di dedicare consistenti
nuovi investimenti per allestire
anche la produzione
di nuovi modelli
in versione regolarità, che nel
frattempo aveva cambiato nome nell’esotico enduro, divenne mpossibile
programmare il futuro dell’azienda.
Fu in quel contesto che Claudio Bombaci tornò l’appassionato iniziale, e si limitò a seguire per alcuni anni le moto usate da lui vendute e a realizzare alcune versioni ulteriormente migliorate dell’ultimo modello prodotto, l’85.
Purtroppo, pochi anni più tardi, nell’88 il marchio sparì definitivamente dalla
scena: non si segnalarono più partecipazioni di moto Bombaci nelle competizioni
regionali o nazionali.
Il tecnico bolognese in quei 10 anni costruì poco più di 50 moto, 1 esemplare
nel 78, 10 esemplari nel biennio 79-80, 25 esemplari nel biennio 81-82, 15
esemplari nel triennio 83-84-85, a cui vanno aggiunti alcuni prototipi 50-80, e
due 125 uno motorizzato Beta e uno motorizzato TM.
Forse la dote migliore del nostro tecnico fu la perseveranza, la volontà di realizzare
un sogno e viverlo finché fu possibile,
prima che le condizioni proibitive del mercato imponessero scelte differenti;
per cui come ci ha detto Claudio Bombaci in persona, con la tipica simpatia
emiliana “nessun rimpianto, abbiam fatto quello che potevamo, ma ci siamo stati
anche noi”...questo è stato lo slogan sposato fin dall’inizio.
In seguito Bombaci si è dedicato per alcuni anni alle
sospensioni, dopo averle realizzate per i propri modelli; si è anche
specializzato in consulenze su
sospensioni e articolazioni progressive, sia come artigiano che in seguito come
dipendente di aziende di progettazione.
Ora, alla conquistata età di 63 primavere, inevitabilmente, è tornato
a lustrare qualche vecchio Bombaci per riportarlo allo splendore
originale, cercando anche di ritrovare attraverso il suo sito www.bombaci.eu il maggior numero possibile di attuali
possessori dei 200 modelli prodotti negli anni d’oro del marchio e magari
riunirli virtualmente in una sorta di registro storico.
Va sottolineato che, nonostante siano trascorsi 40 anni dal giorno in cui videro la luce, ancora oggi alcune Bombaci gareggiano sulle piste del campionato nazionale d’epoca ottenendo ottimi risultati come un tempo: i piloti Ruben Zappoli in sella ad una Bombaci 50cc e Mattia Masi su Bombaci 80 cc si sono piazzati al primo posto nelle rispettive categorie del campionato italiano d’epoca.
Ora il tecnico bolognese, come capita ad un certo punto
della vita alla maggior pare degli “adulti maturi”, torna un po' bambino e
prova a realizzare qualche special 50, in modo rigorosamente non commerciale,
tanto per non perdere il vizio...mezzi costruiti sempre a costi contenuti, poco
in linea con l’attuale industrializzazione dei prodotti circolanti ma sempre
idonei alla disciplina sposata, il motocross.
In conclusione possiamo affermare che quella della Bombaci è una storia fatta di passione per il motocross, di grandi sacrifici per contrastare la concorrenza dei grandi costruttori, soprattutto nipponici, che nella logica dei grandi numeri hanno travolto nel recente passato le nostre piccole grandi eccellenze, ma non potranno mai soffocare la smisurata passione, per il motocross e per le piccole cilindrate come nel caso del nostro impareggiabile Claudio Bombaci.
Una nota importante e patriottica: le moto Bombaci nelle
cilindrate 50 e 80 cc sono sempre state equipaggiate con i fantastici italianissimi
e insuperabili Motori Minarelli.
Giacomo Piombo