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lunedì 7 settembre 2020

Beta MX 6 - 50cc anno 1978 - inizia il restauro

Dopo una breve sommaria valutazione d'insieme si può dire che questo piccolo Beta di 43 anni fa si presenta complessivamente in discreta forma.

I particolari che mancano all'appello sono pochi: mascherina e faro anteriori, fianchetti laterali, una coppia di parafanghi originali, il faro posteriore, il tappo del serbatoio e la cinghia di fissaggio di quest'ultimo.

Il motore risulta libero ma non si avvia, pertanto è necessaria la verifica degli apparati di accensione e alimentazione e loro eventuali ripristino per procedere alla prova di avvio del propulsore.

L'accensione è risultata efficiente con la prova della scintilla tra gli elettrodi della candela, pertanto non resta che revisionare il sistema di alimentazione che risulta completamente ostruido da depositi consistenti di residui e impurità che non lasciano fluire la miscela dal serbatoio alla camera di combustione.

Questo veloce intervento per testare l'avviamento del motore è risultato efficace e il piccolo Beta è tornato a far sentire la sua voce e può così inziare il lavoro di restauro vero e proprio che cercherò di documentare al meglio con immagini e brevi video come promesso nell'anteprima.

 



Visto che il motore è perfettamente funzionante procediamo subito affrontando il paziente lavoro di recupero delle sovrastrutture, iniziando con la sverniciatura dei parafafanghi in plastica, sperando di riuscire a farle ritornare ilmpiù possibile com'erano in origine. 





Tra primi difetti estetici balzati all'occhio ad un primo esame sommario è una evidente piegatura di un'aletta della testa...



...pertanto, sfruttando la posizione del motore ancora vincolato al telaio che consente di intervenire agevolmente, si procede con molta cautela cercando di restituire all'aletta di rafffreddamento danneggiata un aspetto il più simile possibile a quello che aveva prima del sinistro.


 
 

 
 

 
 

 
 

 
 
 

  


Il risultato non è la perfezione ma con le alette delle testate e dei cilindri in alluminio non si pù esagerare perchè potrebbe costare la frattura dell'aletta.

 Un altro paarticolare mancante che pur essendo assai piccolo non è passato inosservato al primo appello è il coperchio dell'ingresso del cavo nell'apposita sede all'interno del comando del gas. 


 
Un piccolo francobollo di alluminio sottile e in pochi minuti la chiusura è abbozzata...


 
Manca ancora la rifinitura e il gommino copriregistro nuovo per avere un comando rapido rigenerato nell'estetica, ma prima dovrà essere smontato ripulito a  fondo e riassemblato per essere poi ricollocato sulla moto restaurata.

Il prossimo passo riguarderà lo smontaggio delle ruote che valutate in maniera approssimativa sembrano non necessitare di una ricostruzione completa con raggiatura nuova. Entrambi i cerchi si presentano in ottimo stato, senza ammaccature e senza venature. I mozzi risultano ottimamente conservati e non essendo verniciati si prestano ad un ricondizionamento estetico assai agevole che potrebbe essere ottenuto mediante l'utilizzo di una sodatrice ad aria.




Una veloce valutazione delle condizioni delle sospensioni, finalizzata a stilare l'elenco dei lavori da eseguire ordinandoli in funzione dell'entità dell'intervento necessario, rivela che per la forcella anteriore, mazocchi da 32 mm di diametro per 80 cm di lunghetta da centro perno al tappo dello stelo, sarà sufficiente il lavaggio dell'inteno dei foderi e dei componenti dei pompanti, la sostituzione delle tenute idrauliche e l'inserimento della corretta quantità di olio idraulico nuovo (per questo ho necessità di reperire indicazioni circa le caratteristiche e la gradazione del fluido).

 


 

Gli ammortizzatori, Corte & Cosso aria/olio (360 mm centro/centro) sono senza ombra di dubbio da rigenerare completamente, compresa la probabile sostituzione degli steli che saranno valutati una volta smontati.

 


Smontato il parafango anteriore ecco come si presentano gli antivibranti che lo uniscono elasticamente al supporto della forcella. Non sono perfetti ma se non riuscissi a reperirne di nuovi possono continure ad assolvere il loro occulto compito.


Nel frattempo un motore beta che giaceva su un ripiano della scaffalatura è stato oggetto di una verifica superficiale per valutare la convenienza a dedicargli una revisione completa che preveda anche un miglioramento delle prestazioni, in modo da conservare intatto nella configurazione codice quello che equipaggia attualmente la piccola Beta.

Il motore era privo di accensione e ne ho utilizzato una elettronica, che equipaggiava un minarelli AM3, eseguendo alcuni adattamenti.
 


Il risultato è una bella scintilla che, dopo la realizzazione di un collettore di aspirazione necessario al montaggio di un carburatore da 24 mm, consentirà di avviarlo per verificarne il funzionamento sul banco.
 

 
Prima di smontare completamente il mezzo un'ultima prova per verificare l'aspetto estetico con un diverso modello di parafango in modo da avere un indice di valutazione utile nella futura fase di riassemblaggio.
 
 

Iniziato lo smontaggio vero e proprio si fa una prima valutazione di ciascun particolare e via via si redige una lista degli interventi necessari. Nessun problema all'avantreno, a parte la scontata sostituzione dello pneumatico.


 
 
Per quanto riguarda il fissaggio del manubrio sulla piastra superiore della forcella, su questo modello, è stato adottato un attacco con bulloni prigionieri che per lo smontaggio del manubrio obbliga alla rimozione della piastra dal cannotto. Questo si verifica in quanto il tubo di sterzo del telaio ha dimenzioni generose che eccedono lo standard impedendo la rimozione dei dadi posteriori posizionati sotto alla piastra.

Credo che deciderò di conservare il pezzo originale sostiduendolo con due cavallotti convenzionali con bulloni passanti, ovviamente rigorosamente Marzocchi.




Tolto il motore dal suo alloggiamento e asportata la cassa filtro manca soltanto lo smontaggio della ruota posteriore e la rimozione degli ammortizzatori avrò il telaio pronto per essere sottoposto ad una accurata pulizia che renderà possibile la definitiva valutazione del tipo di restauro da eseguire, l'ardua decisione tra conservativo e radicale.












Il retrotreno delle Beta è sempre stato molto bello sotto il profilo estetico e quello di questo esemplare è originale e ben conservato in ogni parte compreso il particolare dado "liscio" che blocca il perno della ruota posteriore. Il difetto, se così vogliamo definirlo, di questa soluzione è la maggiore difficoltà che si incontra nel rimuoverlo quando questo è eccessivamente stretto, non potendo utilizzare una normale chiave esagonale a tazza. Nel caso specifico della ruota della mia beta il particolare sistema di serraggio, probabilmente mai rimosso in tanti anni, oppone troppa resistenza al primo tentativo di smontaggio, pertanto soprassiedo per passare a scaldarlo con il phon per sverniciatura.
 

In attesa di tornarein officina per riprendere il lavoro dove è stato interrotto ho verificato il codice ral della vernice del telaio (RAL 3000 - 3020) sul forum "rugginose" https://rugginose.forumfree.it/?t=26189705,  che può tranquillamente essere definita la bibbia per chi ama le moto da fuoristrada d'epoca.


 

Dopo la breve riscaldata del serraggio la ruota posteriore è stata rimossa ed ho potuto verificare la condizione dei parastrappi che sembrano nuovi, così come l'anello in gomma posto tra portaceppi e mozzo. Il Beta 50 amx6 è infatti equipaggiato con il mozzo scomponibile che consente lo smontaggio della ruota posteriore senza dover rimuovere il gruppo freno e trasmissione che rimangono, come si vede nell'immagine ancorati al forcellone nella posizione d'esercizio.

 

Finalmente tutti i componenti sono stati rimossi ed il telaio è pronto per il prossimo passaggio che consisterà nello sgrassagio e lavaggio a pressione che renderà possibile la decisione tra conservazione o rinnovo completo della verniciatura.


Nel frattempo il motore è già sul banco in buona compagnia di un suo parente molto prossimo per essere ripulito e revisionato.

 


Anche la coppia di ammortizzatori Corte & Cosso olio/aria attendono il loro turno...

Trattandosi di un modello di ammortizzatori posteriori che non conosco se non sotto il profilo puramente estriore, prima di intervenire sulla revisione, ho necessità di acquisire piùdettagli possibili sul loro conto.

 
 
Da una prima analisi superficiale i due Corte & Cosso sembrano ancora in discreta forma, sia per l'assenza di ruggine sugli steli sia per il funzionamento della parte idraulica che non presenta evidenza di trasudamenti d'olio e dimostra efficacia dei componenti frenanti interni. Ovviamente mi mancano dati importanti quali la quantità di olio e di aria che ciascun ammortizzatore deve contenere secondo una  determinata configurazione standard.
Appena sarò a conoscenza delle informazioni tecniche ed avrò reperito il corredo con i componenti indispensabili procederò con il ricondizionamento documentandone le fasi.

Per quanto riguarda le ruote ad una analisi più accurata si sono rivelate in uno stato di conservazione che sembra consentirne il recupero senza la necessità di disassemblaggio e conseguente sostituzione dei raggi. 
 
 

 
Questo consente di proseguire rispettando la decisione iniziale di operare un restauro conservativo. L'intervento è iniziato con una prima pulizia dei raggi con lana d'acciaio leggermente bagnata di WD40 e successivamnte una ripassata con una spugna da piatti utilizzandone il lato abrasivo sempre bagnato con il WD40. Lo spesso procedimento è stato utilizzato sul cerchio, sul mozzo e sul portaceppi compresi il registro ed il leverismo del freno.



Il risultato sembra essere più che soddisfacente s sarà completato con un intervento dedicato ai soli ai nipples.

Certamente questo tipo di trattamento non è la miglior soluzione quale sarebbe la sostituzione dei raggi con altri uguali ma nuovi o ancor meglio con raggi in acciaio inox, anche se quest'ultima scelta striderebbe con un restauro conservativo. Ovviamente non bisogna chiedere troppo a questo metodo di pulitura, cercando di non insistere troppo evitando di abradere il raggio limitando l'azione alla sola pulitura ed eliminazione dell'ossido e sporco superficiale.

Personalmento ho utilizzato questo sistema con le ruote di altre moto che ho ricondizionato diversi anni fa e il risultato ottenuto è stato soddisfacente.



Nel frattempo è già iniziato il trattamento della ruota posteriore il cui aspetto fa presupporre che il suo recupero estetico sarà più impegnativo rispetto a quella anteriore, ma questo renderà più appagante il risultato finale.
 
 
La ruota posteriore prima di iniziare il trattamento


 
 
Situazione dopo il primo passaggio con lana d'acciaio lubrificata

Terminata la prima azione di pulizia con la lana d'acciaio lubrificata è opportuno lasciare il tempo al WD40 di svolgere la sua azione disossidante rendendo più agevole e proficua la successiva azione di pulitura con la spugna abrasiva.

Trascorsi alcuni giorni ho terminato il lavoro utilizzando la spugna abrasiva ed il risultato sebra anche in questo caso soddisfacente, pertanto posso riporre la ruota in compagnia dell'anteriore in attesa di sostituire lo pneumatico usurato con uno nuovo.

La ruota posteriore dopo il trattamento finale con spugna abrasiva

Prossimamente mi occuperò di riportare i componenti dello scarico alle condizioni in cui si trovavano prima di essere ricoperti dalla polvere e dall'ossido, pertanto il lavoro inizierà con un lavaggio accurato, una sverniciatura totale, un trattamento che rimuova completamente ogni traccia dirimanente di ruggine e una verniciatura finale con un prodotto resistente al calore.

 

L'espansione è già sul banco di lavoro per la pulitura da residui di terra e ossido e per la rimozione della vernice che non ha più la dovuta aderenza alla superficie metallica. 


 

Terminata la pulizia provvederò ad un accurato lavaggio e sgrassaggio per passare alla successiva fase di verniciatura.

Eliminata la sporcizia e le incrostazioni è riaffiorata la marchiatura di produzione impressa dai F.lli Fresco, particolare cui dovrò prestare attenzione a non ricoprirlo troppo con la nuova vernice in modo che rimanga visibile.


Terminata la preparazione della marmitta, già sgrassata a dovere e pronta per la verniciatura, sul banco arriva finalmente il telaio e per prima cosa procederò allo smontaggio del forcellone, sperando non si riveli difficoltoso, ma nutrendo seri dubbi, dopo aver svitato i dadi di chiusura irroro la sede del perno con il miracoloso WD40.




I miei sospetti erano fondati, infatti il perno risulta bloccato, fortunatamente non sui cuscinetti o bronzine (non conosco il modello di moto e scoprirò il dettaglio solo dopo aver svincolato il braccio oscillante dal telaio) ma nel passaggio attraverso il supporto del motore.


 
 

Questo problema mi ha costretto a procedere con il riscaldamento del supporto del motore mediante la pistola termica, alternando alle diverse fasi di riscaldamento l'instillazione attraverso le fessurazioni e la testa del perno di generose dosi di lubrificante. Questa procedura si sta rivelando efficace in quanto il supporto ha iniziato a muoversi autonomamente rispetto all'asse a cui è obbligato. Ho sospeso le operazioni lasciando agire ancora lo sbloccante per altre 24 ore sperando che trascorso il Natale anche il perno sia più "buono" e non si opponga più alla rimozione :-)

Il soggetto riottoso continua a non cedere ai colpi di mazzetta e credo che se non cede neil prossimi giorni, trascorse le feste, sottoporrò il caso al "giudizio" della pressa.

Intanto ho proseguito la mia paziente azione persuasiva con l'ausilio della pistola termica e dello sbloccante, come si vede nelle immagini che seguono, ricaldando le du teste del forcellone oscillante instillando altro sbloccante nella sede del perno.



Ho potuto constatare, prima di spegnere le luci dell'officina, che il nuovo intervento ha sortito ulteriore effetto infatti, com'è ben visibile nella prossima immagine, il WD40 ha superato, finalmente, la barriera di ruggine interna che sigillava tra loro perno e bronzina fuoriuscendo e colando sull'ala del supporto del motore.

Il liquido presente sul supporto motore ha veicolato la ruggine fuori dalla sede dell'attacco del forcellone

Nell'attesa di portare il telaio in un'officina dotata di pressa inizio il recupero del parafango anterione che purtroppo è stato verniciato e si presenta ricoperto oltre che dalla vernice anche da uno spesso strato di primer che lo fa apparire in uo stato peggiore di quello in cui realmente si trova.

 
Andando a rimuovere con cautela lo strato di primer affiora come per magia la superficie originale nell'inconfondibile tonalità di rosso delle plastiche che alla fine degli anii 70 equipaggiavano le Beta da cross e regolarità.
 
 
Un lavoro che richiede pazienza ma che se eseguito correttamente e senza fretta può restituire al parafango una condizione molto vicina a quella in cui si trovava prima di subire la deleteria verniciatura.
 

 
Al termine della prima fase del trattamento si possono notare le scritte in rilievo Beta e M. Robert che erano rese invisibili dagli strati vernice. Ora dovrò iniziare un lungo lavoro di abrasione di tutta il parafango con abrasivi di grana differente scalando via via dalla più grossolana a quella finissima nella fae finale. E' un lavoro noioso che ho già compiuto nel corso di alcuni precedenti restauri di moto da trial le cui plastiche, come quelle di questo beta, erano pressochè introvabili in buono stato.
 
Con l'inizio del nuovo anno sono ripresi anche i lavori di restauro del piccolo Beta, ripartendo dal recupero del parafango anteriore.

 
Lo spesso strato di aggrappante è stato completamente rimosso e successivamente anche un leggerissimo strato superficiale di plastica in modo da restituire il più possibile l'uniformità del colore. Purtroppo la scritta Beta in rilievo si è rivelata molto danneggiata (probabile motivo dell'adozionec della verniciatura da parte del precedente proprietario) è stata rimossa ma sono rimaste ben visibili le piccole scritte orizzontali BETA e M. Robert (purtroppo l'immagine non è sufficientemente nitida eprecisa nel dettaglio.


 
Nella parte interna la rimozione della vernice e del primer ha riportato alla luce il codice di produzione del parafango di primo equipaggiamento M. Robert 353.

 
Il prossimo passaggio riguarderà una grossolana carteggiatura con carta abrasiva a secco con un numero di grana decisamente basso (180) per passare gradatamente a grane sempre più fini.
Nelle mie esperienze precedenti ho potuto constatare che l'impiego di carta abrasiva con grana più bassa incide eccessivamente la superficie compromettendo il risultato, recuperabile solo mediante ulteriore asportazione di materiale utilizzando una lama molto affilata mantenuta in posizione verticale rispetto alla zona trattata.
 

Con il progredire della levigatura alternata a pulizia della superficie con una pezza imbevuta di diluente per vernice acrilica anche le scritte in rilievo appaiono sempre più distintamente. Il lavoro però è ancora lungo e richiede molta pazienza e soprattutto una dose abbondante di "olio di gomito" ma i risultati sono incoraggianti. 

Proseguendo con la levigatura con carta abrasiva a grana più fine il parafango che sembrava destinato alla raccolta differenziata assume un poco alla volta un aspetto sempre migliore



 
 
 
E' giunto anche il momento di chiudere il conto con il perno che vincola il forcellone oscillante del retrotreno al telaio.  Dopo diverse sere passate in officina a lubrificare e scaldare, muovere, scaldare e ancora lubrificare, il braccio oscillante ed il supporto del motore inserito sullo suo asse risultano mobili e sbloccati anche se alla percussione dimostra sempre totale resistenza. L'officina a cui mi rivolgo da quarant'anni per la manutenzine degli autoveicoli accoglie la mia richiesta di sottoporre il perno alla forza della pressa. 

Il telaio viene posizionato orizzontalmente sotto la pressa ma il perno messo sotto pressione non cede di un solo millimetro. I meccanici decidono di utilizzare la fiamma per riscaldare il supporto mobile del motore mantenedo sempre il perno sottoposto alla spinta del pistone della pressa. A questo punto eseguita una verifica constatiamo che il perno si è mosso di almeno mezzo centimetro. I tecnici decidono allora di applicare all'ostinato perno l'antico potere coercitivo della mazza e, posizionato il telaio su un supporto idoneo alla bisogna assestano alcuni colpi al perno che ancora sembra non cedere neppure con le maniere forti ma riposizionato sotto il pistone della pressa regala subito l'agognato tac che annuncia la resa del nemico.

 
 
 
Lo stantuffo idraulico affonda gradualmente verso il basso fino alla completa fuoriscita del perno liberando il forcellone dalle grinfie del telaio ed il suono metallico prodotto dal bullone nel momento in cui tocca il pavimento dell'officina è per me un vero sollievo.




E finalmente ecco l'insieme forcellone, supporto motore ed il recalcitrante perno disposti sul banco in attesa di essere ripuliti e preparati per la futura verniciatura.
 
Infine, a conclusione della giornata positiva, apro l'imballaggio che contiene i fianchetti ricevuti proprio oggi da un "amico rugginoso" che me li ha inviati facendomi un grande favore e per questo lo ringrazio ancora.
 

 
Nel frattempo il recupero del parafango anteriore è terminato e tutto sommato credo si possa considerare promosso con la sufficienza.

 
 
Oggi è il 26 marzo ed è un giorno particolare perchè, oltre ad essere da pochi giorni iniziata la primavera, il serbatoio in alluminio della Beta 50 è tornato dalla "clinica" che ha mirabilmente eliminato tutte le ammaccature che lo deturpavano facendolo sembrare un rottame. 

Ecco come si presentava il serbatoio prima della cura, prima il lato destro...

 


 ...poi quello sinistro





Nelle immagini sono ben visibili su entrmbi i lati e soprattutto nella parte superiore varie scalfiture e leggere vaiolature e ammaccature, delle quali le due più vistose sul lato destro (contornata in rosso quella più difficile da rimuovere si trova proprio nello spigolo arrotodato superiore del manufatto.
 
La lavorazione ha richiesto allo specialista diverse ore di lavoro ma il risultato conferma che ne è valsa la pena, perchè questo serbatoio di 42 anni fa sta letteralmente rifiorendo a nuova vita valutabile già da una prima piccola prova di lucidatura.
 
 



Ovviamente il lavoro di lucidatura non è ancora terminato è quando il serbatoio sarà tutto uno specchio ne pubblicherò le immagini.
 
Ho pensato che con un breve video avrei documentato meglio il lavoro, così lo pubblico di seguito (diviso in due parti)


                                                                      
                                                      



Luglio 2022 - riparte l'attività di restauro con la preparazione del telaio per la successiva verniciatura. La decisione di riverniciare completamente il telaio è stata determinata da diverse abrasioni della vernice nella parte inferiore della culla e del forcellone dove è necessario anche applicare un piccolo punto di saldatura ad uno degli attacchi della staffa di ancoraggio del portaceppi posteriore (il piccolo attacco, fortunatamente non è rotto ma dissaldato, pertanto l'intervento non modificherà in alcun modo lo stato della parte dopo la riparazione).

Prossimaamente sarà documentata anche la verniciatura e si potà procedere con il rimontaggio delle parti già revisionate.



Il telaio è pronto per ricevere il fondo ed il colore, pertanto, in attesa di procedere con la verniciatura, inizio la revisione del motore.







Il motore è sempre stato utilizzato nella sua configurazione di fabbrica e non è mai stato sfruttato, infatti cilindro, pistone, fasce, gabbia a rulli del piede di biella sono perfetti; albero motore cuscinetti e tenute sono in ottime condizioni, così come il cambio e la frizione. È necessaria la sola pulitura di tutte le parti e la sostituzione delle guarnizioni della base del cilindro e di quella tra testa e cilindro, della pulizia e lucidatura dei condotti di aspirazione e scarico, quindi pulizia profonda dei carter.




Anche il motore, appena avrò terminato la pulizia dei carter eliminando le ultime macchie lasciate dal tempo, potrà riprendere il suo posto nell'alloggiamento del telaio, quando questo lo avrò riverniciato.





Smacchiatura carter terminata, ci vedremo prossimamente per la verniciatura del telaio.