Che quella del trial sia una specialità molto
particolare del motociclismo fuoristrada è già stato detto in mille occasioni
diverse, ma che ad un certo punto siano stati superati abbondantemente i limiti
che facevano del trial una tra le discipline motociclistiche più seguite e praticate
lo si è iniziato a percepire recentemente.
Il trial è o, meglio, dovrebbe essere, uno sport motociclistico
caratterizzato principalmente dall’impiego di motociclette assai diverse da
tutte le altre impiegate nel fuoristrada, da un confronto con le quali appaiono subito, senza necessità di un esame attento, decisamente minimali con
dimensioni ridotte e con una linea che le fa sembrare quasi incomplete. Questa
configurazione del mezzo da trial deriva dalle origini della disciplina stessa
che affonda le radici all’alba del ventesimo secolo nei primi anni del 1900,
quando le motociclette erano utilizzate esclusivamente come mezzi di trasporto
ed utilità quindi assolutamente prive di soluzioni particolari dedicate ad
impieghi sportivi e agonistici.

Da quei lontani tempi è stata fatta molta strada
in termini di evoluzione di mezzi e piloti, arrivando fino ai giorni nostri in cui
il trial manifesta un cambiamento molto più incisivo di quanto si possa
osservare per le altre specialità motociclistiche. Le moto, che un tempo e fino
a tutti gli anni 80 erano caratterizzate da linee essenziali molto eleganti,
spinte da motori che avevano il cosiddetto “tiro ai bassi regimi” e che
producevano limitatissime emissioni sonore ed inquinanti grazie ai parchi
consumi e la ridotta percentuale di olio lubrificante aggiunto al carburante,
oggi sono soltanto lontane parenti di quei mezzi, essendo diventate piccoli
concentrati di tecnologia capaci di consentire ai piloti di compiere evoluzioni
che nel secolo scorso non erano nemmeno immaginabili.
Purtroppo l’evoluzione esasperata, se da un lato
oggi offre esibizioni funamboliche capaci di mozzare il fiato agli spettatori
come se fossero al circo con lo sguardo fisso sui trapezisti che volteggiano ad
altezza vertiginosa, dall’altro ha privato i veri appassionati di quello
spettacolo fatto di eleganza di movimenti dei piloti che sembravano danzare con
le loro moto tra le asperità naturali di zone che non erano mai uguali tra
loro.

Oggi gli appassionati di quello che, non a caso,
è definito trial classico si rivolgono sempre più numerosi al trial d’epoca o
“vintage” che fa rivivere le stesse emozioni degli anni 70 e 80, periodo in cui
il trial raggiunse la massima notorietà e diede anche vita alla pratica del
“motoalpinismo”, in seguito ingiustamente discriminato dai divieti di
circolazione fuoristrada che non hanno minimamente considerato le
caratteristiche poco impattanti sull’ambiente delle moto da trial che,
oltretutto, sono equipaggiate con pneumatici completamente differenti da quelli
degli altri mezzi da fuoristrada, distinguibili dal battistrada a tassellatura
ravvicinata che offre una maggiore superficie di contatto con il terreno aumentandone sensibilmente l’aderenza ma evita lo scavo di solchi profondi. Grazie a
chi ha conservato o restaurato le vecchie moto che hanno fatto la storia del
trial tra la fine degli anni 60 e la fine degli anni 90, oggi questa disciplina
sta conoscendo una nuova vita ed è sempre più facile incontrare appassionati
abbigliati con indumenti tecnici vintage partecipare a raduni dedicati alle
moto da trial classico. Questa nuova realtà sta incoraggiando anche lo sviluppo
di condizioni favorevoli alla realizzazione di percorsi ed aree autorizzate
alla pratica del trial soprattutto quello motoalpinistico che, praticato nel
rispetto dell’ambiente e di tutti i fruitori dei percorsi naturali, rappresenta
una risorsa importante per lo sviluppo turistico, economico e culturale,
offrendo altresì anche un’opportunità di presidio a fini di monitoraggio e
sicurezza dei territori montani sempre più spopolati e abbandonati.
Fausto Piombo